Un diario di viaggio trentennale nelle terre dell’Egitto Centrale, lontano dai percorsi turistici, volto alla documentazione di una vera terra incognita preclusa, spesso, agli stessi studiosi, una guida scientifica ma anche un racconto di emozioni, incontri, riflessioni
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Scrive Stefano Monti nella Premessa che questo volume, scritto con Carolina Megale, «non è un libro di archeologia, è un libro di “archeologia contemporanea”»: un’asserzione che può, sulle prime, disorientare e indurre il lettore a chiedersi che cosa possa intendersi per archeologia «contemporanea», ma che trova la sua giustificazione quando si passa alla trattazione vera e propria del tema prescelto dagli autori. Che, in estrema sintesi, è quello della collocazione professionale dell’archeologo e, soprattutto, dei passi che deve intraprendere per poter operare. In questo senso si fa perciò più comprensibile il concetto della contemporaneità, dal momento che, rispetto a un passato ancora recente, lo scenario in cui si trova a muoversi chiunque ambisca a lavorare nel mondo dei beni culturali è notevolmente mutato, per effetto di nuove normative e riforme.
Come titolo e sottotitolo lasciano intuire, quest’opera scritta a quattro mani da Alberto Cazzella e Giulia Recchia ripercorre vicende comprese in un orizzonte cronologico cruciale per la storia del genere umano.
C’è piú passione che polvere in questa storia dell’archeologia narrata da Luigi Malnati. Il quale, con un approccio quasi «stratigrafico», offre una rassegna puntuale e sistematica di una vicenda ormai plurisecolare. L’autore prende infatti le mosse dai primordi della disciplina, quando, in realtà, ancora non si poteva definirla in questi termini, dal momento che i primi approcci ebbero carattere squisitamente antiquario e, sul campo, si tradussero in cacce al tesoro condotte senza alcun, almeno larvato, criterio scientifico