Archeo n. 479 – Gennaio 2025

Editoriale

Estratto da Archeo n. 479 – Gennaio 2025 Tra gli appassionati dello scintillante universo delle aste d’arte – ma anche tra coloro che, da semplici spettatori, patiscono le bizzarrie di un mondo vieppiù ineffabile – il 2024 sarà ricordato per un primato assoluto: quello della vendita di una banana acquistata per pochi centesimi al prezzo di 6,2 milioni di dollari. Un miracolo finanziario accompagnato, di pari passo, dalla trasfigurazione di un dignitoso ma semplice alimento naturale in… opera d’arte. Poco tempo dopo, nella stessa sede dove lo scorso novembre si è compiuto l’evento (la casa d’aste Sotheby’s di NewYork), un’altra vendita ha raggiunto una cifra stellare, inferiore alla precedente di appena qualche centinaio di migliaia di dollari.

Questa volta non si è trattato di una banana, o altro frutto, bensì di una lastra di pietra rettangolare, alta circa 60 cm e del peso di 52 kg. A determinare il prezzo ottenuto non è stato, però, il valore materiale dell’oggetto quanto i segni incisi sulla superficie che, in alfabeto paleo- ebraico, riproducono i Dieci Comandamenti. Venti righe direttamente ispirate al testo biblico (Esodo 20) con una eccezione: manca l’esortazione a «non pronunciare invano il nome del Signore» sostituita dal precetto di prestare il culto al Dio in un luogo particolare, il Monte Gerizim, situato nei pressi dell’odierna città di Nablus, la biblica Sichem, nella storica regione della Samaria, oggi in Cisgiordania. Sulla cima del monte si trovano tuttora le rovine di un antico santuario eretto dalla comunità religiosa dei Samaritani già alla metà del V secolo a.C., in aperto contrasto con il Tempio di Gerusalemme.

Controversa è la storia del ritrovamento di questo straordinario reperto (sulla cui autenticità, peraltro, è stata avanzata – come sempre in questi casi – qualche perplessità) scoperto nel 1913 durante (Per continuare la lettura, corri in edicola o abbonati)

di Andreas M. Steiner