Editoriale
Sulle colline rosse
Impossibile sottrarsi alla suggestione di quella vista che sembra un miraggio: un altopiano frastagliato, una lunga falesia dalla cima piatta e avvolta nella densa foschia dal sapore salino, sospesa sulle immobili acque che segnano la piú profonda depressione della Terra. Color sabbia piú a nord e, se lo sguardo vira a sud, vieppiú rossicce, i monti di Moab e Edom accompagnano sul lato orientale le rive del Mar Morto, loYam ha-Melah (il «mare di sale») come lo chiamano gli Ebrei. Se osservate dalla costa occidentale, dall’odierno Israele, quelle montagne (oggi in Giordania) appaiono come una terra «altra» ma vicina, opposta eppure familiare.
Cosí come sono parte di una grande famiglia i popoli che da quelle terre hanno preso il nome, e che, come vedremo, di quell’istituzione sociale (la famiglia, intendiamo) hanno condiviso drammi e inganni: i Moabiti, per esempio, discendenti di Moab «nato dal padre» (ab); sí, perché Moab è figlio di un incesto, quello di Lot – nipote di Abramo – con la figlia primogenita (Genesi 19,37).
O gli Edomiti, abitanti della rossa terra di Edom (adom, in ebraico, significa appunto «rosso») e discendenti del villoso e… (continua la lettura sul numero di Archeo, richiedi il numero arretrato o abbonati!)
Andreas M. Steiner