Luigi Malnati
LA PASSIONE E LA POLVERE Storia dell’archeologia italiana da Pompei ai nostri giorni
Introduzione di Vittorio Sgarbi
LA NAVE DI TESEO, Milano, 216pp.,
TAVV. COL.
20,00 euro
ISBN 978-88-346-0537-0
http://www.lanavediteseo.eu
Recensione originariamente pubblicata su Archeo n. 438 – Agosto 2021
C’è piú passione che polvere in questa storia dell’archeologia narrata da Luigi Malnati. Il quale, con un approccio quasi «stratigrafico», offre una rassegna puntuale e sistematica di una vicenda ormai plurisecolare. L’autore prende infatti le mosse dai primordi della disciplina, quando, in realtà, ancora non si poteva definirla in questi termini, dal momento che i primi approcci ebbero carattere squisitamente antiquario e, sul campo, si tradussero in cacce al tesoro condotte senza alcun, almeno larvato, criterio scientifico. Il quadro assume contorni diversi all’indomani dei primi scavi condotti a Ercolano e Pompei e poi nel successivo XIX secolo, soprattutto quando, nei suoi decenni finali, entrano in scena Giuseppe Fiorelli e Giacomo Boni. Entrambi, infatti, intuiscono l’importanza della sistematicità e conducono indagini ancora oggi esemplari, resistendo, come nel caso di Boni e come ricorda Malnati, a non poche pressioni. Molti «archeologi» (le virgolette sono dell’autore) volevano che, nei suoi scavi al Foro Romano, l’architetto veneziano si liberasse velocemente degli strati giudicati privi di particolare interesse per raggiungere i livelli «promettenti».
Per molto tempo, in ogni caso, le attività si svolgono in un quadro normativo insufficiente e solo nel 1939 l’Italia si doterà di una legge sulla tutela delle cose d’interesse artistico e storico, voluta dall’allora ministro dell’educazione nazionale, Giuseppe Bottai. Un testo, che, come si legge, è rimasto in vigore sino a tempi recenti. Ed è proprio quando affronta gli sviluppi dell’archeologia – in termini sia scientifici, sia normativi – nel corso degli anni a noi piú vicini che Malnati, come si diceva, assume toni di appassionata preoccupazione. Forte della lunga esperienza maturata sul campo e dell’altrettanto profonda conoscenza della macchina amministrativa, lo studioso arriva infatti a presagire la possibile scomparsa della disciplina: un’eventualità postulata, crediamo, anche in forma di provocazione, ma che, nondimeno, impone una seria riflessione.
Stefano Mammini
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