fbpx
Libri

H. MEMORIE DI ERACLE

Sergio Fontana
H. MEMORIE DI ERACLE
Edipuglia, Bari, 335 pp.
16,00 euro
ISBN 978-88-7228-887-0
www.edipuglia.it

Recensione originariamente pubblicata su Archeo n. 420 – Febbraio 2020

Torna all’elenco delle recensioni

Questo H. Memorie di Eracle è un libro divertente, originale, godibile: in una parola, riuscito. Che viene voglia di leggere tutto d’un fiato, grazie allo stile adottato da Sergio Fontana e al fascino sempreverde del protagonista. A conferma, semmai ve ne fosse ancora bisogno,
di quanto la mitologia possa ancora attrarre e far sognare, lasciandosi coinvolgere dalle mirabolanti avventure dei suoi protagonisti. Non a caso, del resto, fin dalle prime pagine, il pensiero di chi scrive è andato all’indimenticato Storie della storia del mondo di Laura Orvieto – e auguro a Fontana che il suo H possa godere di una fortuna altrettanto duratura –, rispetto al quale, tuttavia, queste Memorie di Eracle offrono una trattazione assai piú corposa, corroborata dalle ampie note bibliografiche che corredano ciascun capitolo.

Tanto felicemente l’autore si è cimentato nell’attualizzazione del lessico che mette in bocca all’eroe e agli altri personaggi, quanto rigorosamente ha infatti indicato le fonti delle quali si è servito, mettendo a confronto, ove necessario, le diverse versioni fornite dagli autori delle vicende che compongono la saga eraclea. Dal volume emerge il profilo a tutto tondo di un essere eccezionale, perché semidivino, ma al tempo stesso animato da pulsioni del tutto normali e «umane», la cui sottolineatura – penso, per esempio, alle strabilianti imprese sessuali di cui Eracle sarebbe stato capace con le cinquanta (o quarantanove?) figlie di Tespio – costituisce una delle chiavi del libro, anche per la sottile venatura ironica che connota il racconto delle gesta piú inverosimili agli occhi di noi
comuni mortali.

Questa sorta di autobiografia si apre con la venuta al mondo dell’eroe, ufficialmente figlio di Anfitrione e Alcmena, ma in realtà concepito da quest’ultima grazie all’intervento di Zeus, la cui infatuazione per la donna sarà la causa prima delle disavventure che Eracle si troverà ad affrontare: secondo uno schema ricorrente nelle storie legate agli dèi dell’Olimpo, anche in questo caso la moglie del dio padre, Hera, non sarà capace di trattenere la propria gelosia nei confronti del consorte e si vendicherà sull’ennesimo frutto della sua incontinenza amorosa cercando dapprima di ucciderlo e poi condannandolo alle proverbiali fatiche. Sventato l’attacco dei serpenti inviati appunto dalla dea, Eracle cresce forte e vigoroso e quando è ancora un ragazzo viene inviato sui monti, dove diventa un eccellente mandriano. Giunto all’età adulta, dopo varie vicissitudini, si ritrova al servizio di Euristeo, re di Micene, scelto dagli dèi come veicolo attraverso il quale mettere alla prova le sue capacità.

È l’inizio della saga piú nota, quella delle dieci fatiche, che salgono a dodici dopo che lo stesso Euristeo ritiene che Eracle abbia colto alcuni dei suoi primi successi contravvenendo alle regole pattuite. L’eroe, è il caso di dirlo, ha però spalle larghe e non si dà per vinto, superando una prova dopo l’altra. Sfilano cosí il leone di Nemea, l’idra di Lerna, i buoi di Gerione, la cerva di Cerinea e tutto il ricco e variegato esercito di esseri fantastici con i quali il nostro deve misurarsi. Per ogni episodio, come detto, Fontana indica i riferimenti bibliografici, ma soprattutto, da archeologo, ambienta le vicende in contesti immaginati sulla scorta delle testimonianze a oggi note sulla Grecia antica e in particolare dell’età del Bronzo: ecco dunque citati vasi e utensili realmente prodotti in quelle epoche, ma ecco anche invenzioni davvero efficaci, come quella di attribuire una parlata simile al dialetto veneto ai cercatori di metalli che Eracle incontra durante l’inseguimento della cerva cerinite, basata sulla possibilità – suggerita dall’archeologia – che potesse appunto trattarsi di genti paleovenete.

Nonostante i quarti di divinità, anche quella dell’eroe è però una parabola destinata a concludersi e cosí, negli ultimi capitoli, viene raccontata la sua fine, che non può comunque essere simile a quella di un uomo qualunque e si trasforma in una vera e propria apoteosi. E dopo aver letto che Hera decide a quel punto di accoglierlo e proteggerlo, si chiude il libro con la speranza che il suo autore replichi presto l’esperimento.

Stefano Mammini

Torna all’elenco delle recensioni

Ad