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Copertina di Archeo n. 416, Ottobre 2019
Archeo

Archeo n. 416 – Ottobre 2019

Editoriale

Il «dovere» della violenza

Interrogata su cosa pensasse della nostra Monografia sul Colosseo – pubblicata nel giugno 2016
(n. 13, anche on line su issuu.com) e di cui andavamo, a ragione o meno, piuttosto fieri – una nostra autorevole collaboratrice rispondeva che «non ne voleva neanche sentire parlare»: detestava quell’enorme rudere e, pur essendo costretta a passarci vicino ogni giorno, in lei non era mai
venuto meno l’orrore che le evocava quel luogo di mortale violenza, esercitata da uomini su altri uomini, ma anche e soprattutto (ci teneva a sottolineare) da uomini su animali, per giunta al cospetto di una massa esultante e come lobotomizzata per la totale assenza di umana compassione.

In un’età non certo esente da violenze di ogni genere, quella simboleggiata dal monumento archeologico piú visitato al mondo continua, tuttavia, a sfuggire alla nostra comprensione. Qui la storia, e solo la storia, può venirci in soccorso. È quanto tenta di fare la mostra di cui parliamo nello Speciale, indagando le sfaccettature di un mondo in verità lontanissimo, difficilmente riconducibile a noi attraverso gli ingannevoli confronti con talune manifestazioni del mondo contemporaneo (le arene dei Romani come gli odierni stadi?).

A Roma, i combattimenti gladiatori dei primi secoli a.C. non erano spettacoli a sfondo politico propagandistico, bensí espressione di un dovere da compiere per onorare un membro defunto della famiglia (la parola con cui i Romani designavano i combattimenti gladiatori era proprio munus, «dovere»). Facevano parte di una ritualità funeraria che affondava le sue radici nell’antichità greca: il sangue versato placa l’anima turbata del defunto. Durante i giochi funebri in onore di Patroclo, e dopo aver sacrificato già dodici tra i piú nobili figli dei Troiani, Achille indice un combattimento tra gli eroi Aiace e Diomede. Il sacrificio umano era un’usanza diffusa presso molte popolazioni del mondo antico: scrive Servio, grammatico latino e commentatore di Virgilio, che «era consuetudine sacrificare i…(Continua la lettura sul numero di Archeo, richiedi il numero arretrato o abbonati!)

Andreas M. Steiner

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