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Archeo

Archeo n. 412 – Giugno 2019

Editoriale

L’ora di Damasco

È forse per un eccesso di cautela – motivato, perché no, da una certa dose di scaramanzia – che nelle nostre passate cronache siriane non abbiamo mai affrontato le sorti di una delle principali istituzioni culturali del Paese vicino-orientale, il Museo Nazionale di Damasco. Situato nella capitale, a pochi minuti dal simbolo della città, la Grande Moschea degli Omayyadi (sorta sui resti di una chiesa bizantina, a sua volta costruita sulle rovine di un santuario romano e, ancor prima, siriaco), il Museo ha superato indenne le tragedie che hanno colpito – e, purtroppo, tuttora investono – la Siria: una condizione fortuita e rara, a fronte di un panorama che, per altri versi, continua a rivelarsi sconsolante (segnaliamo, a questo proposito, la vicenda dello straordinario mosaico trafugato dalla martoriata Apamea, di cui potete leggere alle pp. 8-10). Il Museo damasceno custodisce – dobbiamo ricordarlo – alcuni tra i tesori piú preziosi di tutta l’archeologia del Vicino Oriente: citiamo solo gli straordinari dipinti della sinagoga di Dura Europos e le sculture della tomba ipogea diYarhai, presso Palmira.

È con un senso di sollievo, dunque, che nello Speciale presentiamo, in esclusiva per «Archeo», il racconto della nuova «vita» di questa importante istituzione. A narrarla non è un testimone esterno, ma uno dei protagonisti stessi che… (continua la lettura sul numero di Archeo, richiedi il numero arretrato o abbonati!)

Andreas M. Steiner

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